Il 13 dicembre 2015 ricorre il terzo anniversario della scomparsa dell’imam Abdessalam Yassine, uno dei più influenti pensatori dell’Islam contemporaneo, per questa occasione pubblichiamo un articolo testimonianza del prof. Tariq Ramadan, docente di Studi islamici contemporanei all’Oxford University nel Regno Unito, sul defunto imam.
Quando un uomo ci lascia, richiamato dall’Unico, è necessario prendere il tempo per meditare sulla vita in generale, sul senso della sua vita in particolare, e sugli insegnamenti che possono e devono essere ricavati. Con umiltà, senso di misura e decenza … di cuore e di intelligenza . Ciò è tanto più vero quando si tratta di un riferimento religioso, di una guida spirituale, del leader di una Scuola e di un pensatore che ha avuto un impatto così profondo e significativo come lo Sheikh Abdelssalam Yassine (Che Dio lo accolga nella Sua misericordia e nella Sua pace).
A 84 anni, il fondatore e leader spirituale della Scuola “Giustizia ed Eccellenza” (al-Adl wal-Ihsan), è stato richiamato dall’Altissimo, al termine di una vita nutrita dalla fede, dalla meditazione, dalla resistenza, dal coraggio e dalla coerenza. Ha pagato in anni di prigionia, sotto Hassan II, i suoi scritti e le sue dichiarazioni nei confronti del potere marocchino, del re, del regime monarchico, della corruzione e dell’assenza di libertà. La situazione è leggermente migliorata con l’arrivo del re Mohammed VI, ma egli non ha mai smesso di ricordare che il denaro del popolo marocchino deve tornare al popolo e che la legittimità religiosa non può essere acquisita che con l’osservanza dei principi dell’Islam stesso.
Molto presto, si sarebbe radicato nella tradizione spirituale e mistica e, di fatto, l’azione politica sarà sempre considerata da lui un mezzo e mai un fine. La sua Scuola sarà caratterizzata da una disciplina ferrea quanto agli esercizi spirituali (letture, invocazioni, ricordi –wird-, preghiere notturne e così via) e un impegno per la riforma nei campi dell’educazione, della formazione e della giustizia sociale sul modello della visione e delle priorità dei Fratelli Musulmani tra gli anni Venti e Quaranta in Egitto. Rimase saldo e intransigente sui rapporti con il potere marocchino che egli considerava usurpatore ed illegittimo: non gli risparmiò nessuna critica.
Le sue critiche non si è fermarono al potere marocchino e alle potenze straniere, in primo luogo la Francia, che mantiene il paese in uno stato di colpevole dipendenza economica e politica. Non è stato tenero o compiacente neanche nei confronti delle organizzazioni e dei partiti islamici del suo tempo, sia che si tratti degli islamisti del movimento marocchino “Giustizia e Sviluppo”, ora al potere, o si tratti dell’evoluzione dei Fratelli Musulmani in Egitto, o altre organizzazioni islamiche in altri paesi, rimproverava loro la ricerca del riconoscimento, l’ossessione per il potere e l’inversione tra mezzi e fini. Erano diventati troppo “politici”, poco spirituali, guidati dagli interessi e dalle aspirazioni che li hanno portati al compromesso, a dimenticare l’essenziale e, alla fine, a perdere credibilità.
All’interno del suo movimento, si è ugualmente impegnato per consentire un migliore riconoscimento dello status e del ruolo delle donne. La sua stessa figlia ne è stata un’attrice di primo piano, ma il messaggio trasmesso andava al di la di questo ed era molto chiaro, e ancor più ampio: il Marocco aveva bisogno di donne musulmane istruite, vigorose, impegnate e visibili. Nulla nell’Islam impedirebbe alla donna di essere un essere spirituale, un’intellettuale, un’attivista, un leader restando nonostante tutto ciò fedele agli insegnamenti della sua religione, ha scritto e provato, per quanto era possibile, di praticarlo all’interno del suo movimento. A volte con qualche difficoltà.
Nei movimenti islamici contemporanei, al-Adl wal-Ihsan ha chiaramente uno status speciale. Rifiutando la partecipazione al potere, la voce di Shaykh Abdelssalam Yassine combinava l’imperativo spirituale e mistico, con l’integrità e il rifiuto del compromesso politico. Durante la mia ultima visita a lui, pochi anni or sono, lo trovai fedele alla sua visione, ai suoi principi, alle sue posizioni, e alle sue speranze. Egli imponeva rispetto, irradiava bontà, umilmente seduto, meditativo e sorridente. Non lo dimenticherò, pace alla sua anima, profondamente.
Era un uomo di cuore, di spiritualità e di coraggio, un uomo con la sua forza, la sua comprensione e le sue opinioni. Ho sempre rispettato e apprezzato la sua umiltà e la sua integrità. Ciononostante, a volte era un po’ difficile confrontarsi con alcuni dei suoi discepoli che si riversavano nella eccessiva idealizzazione, e screditavano tutti coloro che esprimevano un disaccordo con lo “Shaykh”. Il Corano ci ricorda costantemente che anche il Messaggero (pace e benedizione su di lui) era un essere umano e a volte vediamo i membri di alcune organizzazioni (islamiche o no, se è per questo) idealizzare i loro leader, al punto che l’organizzazione non sembra tenuta che da una sorta di “culto” della personalità. Alcuni membri di al-Adl wal-Ihsan non sono stati esenti da questa tentazione e da questa attitudine pericolosa andando in contrasto con l’essenza degli insegnamenti spirituali. Lo shaykh Abdessalam Yassine si guardava bene dall’incoraggiare questi atteggiamenti e teneva un profilo semplice, modesto e misurato.
Il Marocco ha perso una figura che ha segnato la sua storia. Anche se la situazione politica in Marocco era, e rimane, di gran lunga migliore di quella dei paesi vicini, in termini di diritti e libertà, il suo invito a riformare il paese resta ancora d’attualità. Migliorare l’istruzione, rifiutare la colonizzazione delle menti, mettere fine alla corruzione, sviluppare la giustizia sociale e incamminarsi verso una maggiore trasparenza politica ed economica sono le sfide alle quali il Marocco deve far fronte. Ristabilire il contatto con le sue radici spirituali, i suoi principi etici e il suo genio culturale sono le priorità marocchine del nostro tempo. La voce di Shaykh Abdessalam Yassine rimarrà quella dell’integrità e del coraggio che bisogna ascoltare e meditare. Possiamo non essere d’accordo con alcune opinioni, alcune prese di posizione o certe interpretazioni religiose, ma non possiamo non riconoscere, alla fine di questa vita, la dignità e la grandezza di un uomo che niente e nessuno è stato in grado di comprare e che ha fatto dono della sua vita per il suo ideale: servire l’Unico, riformare il suo essere e la sua società.
La nostra preghiera per l’intensità del nostro rispetto: che Dio lo accolga nella Sua misericordia, intensamente, profondamente.
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