Per i musulmani, il Corano è il Testo di riferimento, la Fonte e l’Essenza del Messaggio che il Creatore ha voluto far giungere agli uomini. E’ l’ultimo evento di una miriade di Rivelazioni rivolte agli esseri umani attraverso la storia. E’ il Verbo di Dio… ma, allo stesso tempo, questo Verbo non è Dio. Il Corano rivela, svela e orienta : è una luce (an-Nûr)che risponde alla domanda di senso iscritta dalle origini (al-fitra)nell’intimità di ogni cuore. Il Corano è Ricordo (adh-Dhikr) di tutti i messaggeri, di Noé e di Abramo, di Mosè e di Gesù : come loro, ricorda e insegna alle coscienze che la Vita ha un senso, che i fatti sono dei segni. Il Corano è una iniziazione al discernimento (Al- Furqân).
E’ Il Libro (al-Kitâb) per le musulmane e i musulmani del mondo intero, ma paradossalmente non è il libro che si deve leggere per primo quando si voglia conoscere l’islam. Esso è contemporaneamente estremamente semplice e profondamente complesso e la natura degli insegnamenti spirituali, umani, storici e sociali che se ne può ricavare si coniugano, a differenti livelli, in rapporto al Trascendente, alla relazione con gli uomini, all’etica o all’azione. Il Testo è uno, ma le sue letture sono molteplici ed è assolutamente necessario non confonderle.
Il Corano e il cuore : un dialogo
A colei o a colui che ha riconosciuto la Presenza dell’Altissimo e il cui cuore ha aderito al messaggio dell’islam, il Corano parla in modo del tutto singolare. Esso è la Voce della Via: Dio parla al suo essere, alla sua coscienza, al suo cuore e gli mostra il cammino del Suo Compiacimento, della Sua conoscenza e del Suo incontro : « Questo è il Libro su cui non ci sono dubbi, una guida per i timorati… ». Più di un testo è un compagno di strada che viene salmodiato, cantato, ascoltato: dappertutto nel mondo musulmano, nelle moschee, nelle case e nelle strade, si odono voci magnifiche diffondere nell’aria la Parola del Divino. E i cuori, a volte distratti, a volte attenti, più sovente meditativi, rispondono a questo Richiamo, che è un invito al dialogo lanciato dal Creatore di Tutto, al cuore di ciascuno. Qui, non c’è distinzione tra il sapiente (al-‘âlim) e l’essere comune, il Corano parla a ciascuno nella sua lingua, alla sua portata, alla sua intelligenza, al suo cuore, alle sue domande, alle sue gioie come alle sue ferite. E’ ciò che gli ulema hanno chiamato al-qirâ’a at-ta’abudiyya, la lettura o l’ascolto destinato all’adorazione. La musulmana o il musulmano legge o ascolta il testo cercando di impregnarsi della dimensione spirituale del messaggio : al di là del tempo, al di là della storia e dei milioni di esseri viventi sulla terra, Dio le (gli) parla, la chiama e le ricorda, la invita e la orienta, consiglia e comanda… Dio gli risponde, a lui, a lei, al suo cuore, senza intermediari, intimamente.
Nessun bisogno di studi o di diplomi, di maestri o di guide… qui, per i primi passi, Dio, è ar-Rab, Colui che educa e forma, che offre la semplicità della Sua prossimità. Il Corano è allora la proprietà di ciascuno, senza differenze, senza gerarchie… Dio, senza distinzioni, si avvicina a colui che si avvicina al Suo Verbo. Non è raro osservare donne e uomini, poveri o ricchi, sapienti o illetterati, d’Oriente o d’Occidente… fare silenzio, guardare lontano, pensare, annullarsi, piangere. La ricerca del senso ha incontrato il sacro, Dio è vicino : « Quando i Miei servi ti chiedono di Me, ebbene Io sono vicino! Rispondo all’appello di chi Mi chiama quando Mi invoca…”
Un dialogo. Intenso, permanente, sempre rinnovato tra un Libro che dice l’infinita semplicità dell’adorazione dell’Uno e un cuore che esprime l’intenso sforzo (jihâd) di liberarsi ed incontrarLo. Il Corano è al cuore della prova di ogni cuore. Esso offre la pace e introduce alla libertà.
Uno studio complesso
Esistono, tuttavia, diversi livelli di lettura, in campi completamente distinti. Bisogna prima di tutto informare il lettore della costruzione stessa del testo. Il Corano è stato rivelato a sequenze ineguali e talvolta a capitoli interi (sure), in un lasso temporale di ventitré anni. Il testo, nella sua composizione finale, non segue l’ordine cronologico, né i criteri di un ordine tematico in senso stretto. Due impressioni sorgono al momento della lettura: la ripetizione delle storie dei Profeti e delle formule e delle informazioni che rinviano a situazioni storiche particolari, che il Corano non precisa. La comprensione, a questo primo livello di lettura, esige dal lettore un doppio lavoro: se la ripetizione è sul piano spirituale un ricordare e un rivivificare, essa esige, sul piano intellettuale, un lavoro di ricomposizione. Le storie di Eva e di Adamo o ancora di Mosè, per esempio, sono riportate più volte con elementi diversi, ma non contraddittori: sta all’intelligenza umana ricomporre la trama della narrazione alfine di riunire tutti gli elementi che permettono di comprendere i fatti. Questo però non è ancora sufficiente. Si deve tener conto anche del contesto al quale si riferiscono i fatti narrati: tutti i commentatori, senza alcuna distinzione di appartenenza a scuola giuridica, sono d’accordo nell’affermare che certi versetti del testo rivelato (in particolare quelli che si riferiscono alla guerra, ma non solo) parlano di situazioni precise esistenti al momento della loro rivelazione. Non è possibile dunque, ignorando questo rapporto con la contingenza storica, ricavarne degli insegnamenti immediati su questa o quella dimensione dell’islam: qui, l’intelligenza è invitata ad osservare i fatti, a studiarli in funzione di un ambiente e a dedurne dei principi attraverso uno studio dialettico di testo e contesto. Lavoro esigente che richiede uno studio, una specializzazione ed una grande prudenza, potremmo dire anche un estremo pudore intellettuale.
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