Mamadou #Moussa_Balde era un ragazzo di 23 anni venuto in Italia 4 anni fa dal Guinea alla ricerca di una prospettiva di vita migliore. Lo scorso 9 maggio viene selvaggiamente pestato da tre italiani al di fuori di un supermercato a Ventimiglia. Moussa non aveva i documenti in regola e l’indomani viene trasferito sbrigativamente nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Torino. Ne uscirà tredici giorni dopo, il 25 maggio, senza vita per essersi impiccato con un lenzuolo nella cella di isolamento dove era stato rinchiuso.Purtroppo questo non è il primo caso di suicidio nel Cpr di Torino, luogo in cui le associazioni di giuristi torinesi denunciano la mancanza delle garanzie costituzionali alle persone trattenute.
Mercoledì 23 giugno si sono tenuto alla moschea Taiba di Torino i funerali, con rito musulmano, per Moussa Balde, e un ricordo interreligioso e civile aperto a tutta la cittadinanza, per ribadire insieme la l’impegno per la tutela dei diritti fondamentali di tutti gli esseri umani nel nostro paese affinché simili tragedie non si ripetano mai più nella nostra città e nel nostro paese.
Alla cerimonia hanno preso parte tra gli altri le seguenti autorità religiose e civili della nostra città: Said Ait El Jide, imam della moschea Taiba; Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino; Maria Bonafede, pastora della Chiesa valdese di Torino; Franca Mortara, Vicepresidente della Comunità Ebraica di Torino; Valentino Castellani, Presidente del Comitato Interfedi della città di Torino; Marco Giusta, Assessore della Città di Torino; Brahim Baya, segretario dell’Ass. Islamica delle Alpi
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